Il prossimo vertice, dei capi di governo e i venti stati più ricchi e potenti del mondo, si terrà il 7 e 8 Luglio 2017 ad Amburgo. Il tutto si svolgerà tra i padiglioni della Messenhalle nel centro della città e nel quartiere popolare di St. Pauli.
Il potere autoritario sarà accompagnato da migliaia di delegati e giornalisti, e saranno protetti da una armata di polizia, servizi segreti e apparati militari. Il loro scopo con le associazioni internazionali e la ONG sarà quella di formulare e stabilire decisioni. Gli organizzatori tedeschi affronteranno temi a sfondo sociali, come quelli sui diritti delle donne, l’immigrazione e il diritto alla salute. Questi sono argomenti populistici, perché fondamentalmente il G20 è per la divisione delle sfere geopolitiche di interesse e pretese di potere e al coordinamento dello sfruttamento globale.
Il G20 non rappresenta l’intera umanità, ma è di per se un incontro tra governi oppressori di regimi autoritari, torture di stato e blocchi militari belligeranti che guidano tutto lo sfruttamento globale. La nazione ospitante, la Germania, è, accanto alla Cina, uno dei grandi vincitori della globalizzazione nel corso degli ultimi 25 anni. Il vertice del G20 a luglio 2017 avrebbe dovuto chiamarsi: “A casa con i vincitori”. Amburgo e il suo porto sono una “porta di accesso al mondo” che si presuma lasci sgocciolare le macchie di sangue di sfruttamento internazionale delle loro pareti. Questo vertice serve a mantenere un ordine mondiale, però è responsabile di diversi conflitti armati, per la povertà diffusa, per più di 60 milioni di persone in fuga e per le vittime che muoiono.
I regimi capitalistici partivano dalla crisi finanziaria del 2008 in una nuova direzione: la globalizzazione, cioè lo scambio di beni, la rete di rapporti di produzione e il volume degli investimenti transfrontalieri delle multinazionali. La conclusione di accordi di libero commercio internazionale in Asia orientale e tra l’Europa e gli Stati Uniti è aumentato. Gli accordi commerciali globali accordati in seno all’OMC erano già stati dati in precedenza. Questo va di pari passo con una dimezzata crescita sulla scala globale. Prima della crisi finanziaria, la maggior parte dei paesi capitalisti centrali, sia pure distribuiti in maniera disuguale, ha beneficiato la crescita sostenuta generale della globalizzazione. Dal momento della crisi finanziaria, le economie esportatrici di materie prime emergenti (tra gli altri Brasile, Russia, Sud Africa), come anche i paesi del primo mondo con ampi deficit commerciali e la produzione industriale notevolmente rimpicciolita (come l’Inghilterra, l’Italia, la Grecia, ecc) sono particolarmente colpite dalla crisi economica e politica.
La disintegrazione della globalizzazione?
In queste condizioni, solo poche strategie di concorrenza economica hanno successo, come ad esempio il ritiro di un grande mercato interno à la USA e Cina o il massiccio aumento delle esportazioni (come in Germania, Paesi Bassi e Svezia) a scapito delle industrie di altri paesi. Queste strategie sono destinate ad essere coperte da accordi commerciali come il CETA e TTIP.
Paesi ai quali queste opportunità sono negate, pur di agire come mercati di vendita, rispondono con sempre più condizione protezionistiche e con la svalutazione della propria moneta, in modo da essere di nuovo in grado di offrire la loro merce sul mercato mondiale più conveniente. Queste guerre commerciali aumentano. L’unità tra i paesi capitalisti centrali diventa fragile, l’equilibrio tra i paesi del G20 notevolmente si abbassano.
Nelle regioni di povertà a livello globale di risorse economiche Tricont non sono disponibili atti di difesa. L’impoverimento di massa e l’isolamento sociale e l’oppressione insorge in rivolte regionali o repressioni religiose mascherate da movimenti islamici, come la primavera araba. Le cricche dirigenziali locali non si fermano a sua volta, in più intensificano lo sfruttamento e l’accesso allo stato di polizia. Se i risultati non riappacificano la situazione, la repressione si apre in guerre civili prolungate. ‘’Regime Chang’’ is over – il vecchio concetto del G7 / G8 è fallito. L’Occidente non tenta più come nelle guerre in Afghanistan, Iraq o la Libia, di soffocare le rivolte con interventi militari occidentali o di eliminare i regimi insubordinati, in tal modo di stabilire un nuovo ordine.
I conflitti vengono lasciati regionali – come la guerra civile nello Yemen da un intervento saudita – e in altre circostanze coperto in Iraq e Siria con informali interventi. Si usa un ‘’Gated Capitalism’’, in modo che si concentra sulle restanti isole di crescita, annientando i poveri e gli oppressi tra i loro confini.
Dal momento che la crescita e la promessa di prosperità non si realizza per molte persone nella metropoli e in tal modo i quadri nomativo politico-sociale si spostano, il populismo di destra, il nazionalismo militante e modelli di soluzioni autoritarie nell’UE, negli Stati Uniti o in Asia celebrano nuove realizzazioni. Essa richiede non solo il protezionismo di politica economica, ma anche l’espulsione di migranti, compresi la costruzione di recinzioni ai confini. All’interno viene sospettato tutto quello che non rientra nei modelli nazionalistici o religiosi, sia che si tratti di anticonformismo. Tale analisi non deve essere intesa come una dissipazione economica di impoverimento. Il recente successo dei partiti di destra è supportato per lo più da uomini bianchi delle classi inferiori, allo stesso tempo, questi movimenti sono, tuttavia, di successo negli Stati prosperi ed economicamente vittoriosi del Nord Europa e Oriente. In molti casi si tratta di razzismo consolidato da generazioni che non posseggono un oggetto concreto o dei punti concreti di riferimento, vale a dire, senza un numero apprezzabile di latitanti nel paese o una reale minaccia di perdita del lavoro. Noi siamo contro i populisti internazionali di destra: la politica razzista xenofoba del regime ungherese di Orban, il referendum razzista proposto dal Regno Unito per l’uscita dall’Unione Europea, la visione razzista sul mondo dell’AfD in Germania o il Fronte Nazionale in Francia, il nazionalismo islamico del regime dell’AKP turco, fino alla vittoria elettorale dello sciovinista Donald Trump.
La guerra come strumento di politica di governo
La guerra e il capitalismo vanno insieme. Nelle guerre storiche prospettiche erano sempre parte di una strategia di gestione della crisi del capitalismo. I decenni dello status quo della guerra fredda ha ignorato questa logica tra le nazioni industrializzate dell’Occidente e dell’Oriente e l’hanno trasferito nelle guerre del Trikont. Dopo il crollo del blocco orientale si sono aperte nuove aree per la crisi capitalistica e quindi pure la logica della guerra. Dal 1989, il regime neoliberista, ha portato a nuove strategie globali per lo sviluppo dei mercati e la garanzia delle risorse per i principali paesi industrializzati.
Per assicurare il loro potere e sfere di influenza e per far valere i loro interessi economici, i governi dei paesi capitalisti centrali fanno sempre più affidamento a soluzioni militari. Le contraddizioni e competizioni non sono solo l’attuazione degli accordi commerciali e una dogana orientata dal capitale e la politica fiscale, che va accoppiata con una politica monetaria e di credito appropriata, ma sempre aperta a una escalazione militare.
Non è un caso, che tutti i paesi che partecipano al G20, sono direttamente o indirettamente coinvolti in conflitti armati attuali. Sia guerre per procura, sia per la presunta azione di polizia o sia per l’azione militare per il “mantenimento della pace”, sono solo grandi parole per la guerra, morte e distruzione. Nel tempo vengono impediti ‘’ancora’’ i conflitti militari tra i più principali stati con potere politico. L’indice tra le escalazioni tra NATO e Russia ci insegna che non è durativo. Sull’espansione aggressiva della NATO, il regime russo risponde con un armamento massiccio e minaccia le ex repubbliche sovietiche, che si sono alleati con la NATO e l’UE. La Russia, tra la concorrenza dinamica capitalistica e le sanzioni economiche, si trova in gravi difficoltà. La guerra in Ucraina si svolge sotto la logica capitalistica sotto la concorrenza tra l’UE e la Russia, ed è espressione della lotta per il potere, sfere di influenza e mercati.
La guerra assassina in Siria è un esempio della disperazione capitalistica della logica di guerra. Per la Russia si tratta dell’affermazione per la diminuzione di influenza nel Medio Oriente dopo la primavera araba. Il conflitto in Siria è una parte della guerra contro i movimenti islamici, e in secondo luogo un mezzo per ottenere la base di potere e per la lotta contro la Russia come un rivale per gli Stati Uniti e l’Unione europea. La potenza regionale della Turchia ha sfruttato la situazione per far valere i propri interessi nella lotta contro il movimento curdo e islamista e l‘opposizione laica, così come rivendicazioni politiche regionali per l’intervento militare in Siria. La cessazione del conflitto reale e la fine dello sterminio, con una prospettiva di pace per il popolo Siriano, non viene preso in considerazione dai poteri politici.
La deregolamentazione e la destabilizzazione
Dalla metà degli anni 1970 è venuto il modello di socializzazione capitalista in crisi del dopoguerra. Questo sviluppo ha portato al fatto che un modello economico e sociale neoliberista ha prevalso la deregolamentazione dei mercati e di una politica di privatizzazioni, anche nei settori dell’istruzione e interesse pubblico e hanno cercato di catturare le persone con una promessa di felicità di ricchezza e prosperità in tutto il mondo. Però queste idee false, un quasi governo mondiale cooperativo e una politica interna comune come presunta politica di pace, è stato in realtà accompagnato da un’armamento al di fuori e di dentro. Ideologicamente, l’applicazione della militarizzazione è stato associato come opzione di azione politica. In questo contesto, la formazione dell’UE può essere vista come potenza politica militarizzata, che è stata aggiunta come una partecipante per gli interessi degli Stati nucleari europee, sotto la guida della Germania, paese e gemone, che dal 2000, è nella posizione di intervenire militarmente in tutto il mondo.
L’applicazione delle politiche neoliberiste è ed è stato caratterizzato negli ultimi 25 anni di guerra: la distruzione della ex Jugoslavia, la destabilizzazione della ex Unione Sovietica e vari conflitti nel continente africano sono stati causati dalla conquista e da aggressivi mercati di fissaggio come pure lo sfruttamento delle risorse. Il margine di questa politica militarizzata va da “guerra a bassa intensità” – conflitti di guerre civili fino a interventi militari in tutto il mondo. Questo è in tutto il risultato della distruzione di vecchi sistemi delle società e delle economie, in contrasto dell’onnipotenza neoliberista. Per le persone colpite rimane, come conseguenza di questa politica il più delle volte, solo a scappare.
Le strategie di destabilizzazione portano a contro-movimenti reazionari, che sono in contrasto con gli interessi capitalistici occidentali. La conseguenza logica sono conflitti militarizzati, come risultato del proprio l’espansionismo economico e degli stati fondamentali capitalisti neoliberali. Il terrorismo islamico e l’afflusso risultante sono essenzialmente una conseguenza di questa politica di destabilizzazione, che consentono alle società di essere in uno stato permanente di guerra.
La militarizzazione dell’azione politica in esterno porta ad una militarizzazione all’interno e quindi a un cambiamento nelle società occidentali. L’accettazione, i conflitti sociali ed economici di polizia repressive o addirittura una soluzione militare a anche all’interno, aumenta sempre di più. L’escalazione da parte della politica egemoniale esterna diventa un argomento di militarizzazione all’interno. L’intensificazione della politica estera ha la sua controparte in una promozione di contraddizioni sociali interne. L’impoverimento sociale e il crescente divario tra ricchi e poveri non dovrebbero più essere affrontati dalla presunta piena occupazione e una promessa di prosperità per tutti, ma sono gestiti da una politica repressiva di controinsurrezione verso l’interno e il gestibile.
In parallelo, la globalizzazione neoliberista è stato sostituito da una nuova fase di riorganizzazione strategica del sistema capitalistico globale. La gestione delle crisi dopo la crisi economica si riflette in una disgregazione superficiale in un’idea di globalizzazione e di un mercato comune. Questa suddivisione porta al nazionalismo, protezionismo e lo sviluppo di una maggiore prontezza al confronto tra le egemonici stati fondamentali capitalisti. La loro politica è la guerra, le loro prospettive sono la concorrenza e lo sfruttamento. I valori come la pace, i diritti umani, la giustizia economica e di un uso responsabile delle risorse nel mondo sono ostacoli per il libero sviluppo di interessi sfruttamenti capitalistici.
La nostra resistenza è varia e imprevedibile
Se i rappresentanti e dirigenti della sentenza (dis) ordine saranno messi al centro di Amburgo, in maniera spettacolare, mettiamo le nostre azioni di resistenza transnazionale ed internazionale, la nostra visione di un mondo vivibile al contrario!
Paragonabili vertici si sono svolti dalla fine del 1990 siamo stati sempre presenti a disturbare. Seattle, Genova, Goteborg e Praga non erano dei vertici come successo, ma come momenti forti di resistenza anticapitalista. Le proteste e le azioni hanno fatto sì che il vertice del G7 / G8 gli anni successivi si sono più svolte in città più grandi, perché hanno dovuto fare i conti sempre con la nostra resistenza. Invece, trasferiscono i loro incontri in alberghi di lusso separati, lontano da infrastrutture urbane, per tenere a bada le proteste.
Ora l’incontro si terrà di nuovo ad una grande città europea. Sarà il nostro compito come sinistra anticapitalista e radicale, insieme con molte altre persone della resistenza in Amburgo, per rendere le nostre idee in una società più giusta e solidale.
Le mobilitazioni negli anni 2000 sono stati momenti preziosi per conoscerci e per collaborare con gruppi e reti, da tutta l’Europa e nel mondo. Abbiamo fatto esperienze comuni e abbiamo combattuto insieme, ci siamo seduti a incontri internazionali. Abbiamo sostenuto gli attacchi militari e di polizia, abbiamo unite le nostre forze e li abbiamo combattuti. Il movimento per la giustizia globale è cambiato, ma le nostre reti si sono rafforzate. Siamo localmente attivi nelle nostre regioni, città, villaggi e foreste. Ma combattiamo anche transnazionale. Come in passato, ci siamo riuniti: a Rostock / Heiligendamm, Strasburgo, Atene, Copenaghen, Wendland, a Parigi, Milano e Francoforte. Negli ultimi anni, ci siamo connessi a livello transnazionale in vari modi: Contro l’austerità dell’UE, in particolare in Grecia, ma anche in Spagna, Portogallo, Irlanda e Francia, abbiamo fatto una resistenza solidale.L’opposizione, spazio occupazioni, scioperi, dimostrazioni, espropri o abusivi sono stati effettivamente sostenuti principalmente dai movimenti sul posto. Ma lo scambio e l’apprendimento reciproco ha avuto un impulso e continuità. Anche le azioni dei campi profugi hanno e avevano una forte caratteristica internazionale e transnazionale. Anche se non avevamo sempre successo, è diventato una cosa naturale, almeno per l’Europa, che stiamo cercando in vista ad una buona organizzazione. Un tale internazionalismo cosi capito è eterogeneo e plurale, come i movimenti che operano all’interno. Nessuno degli attivisti è vittima delle circostanze, se ci organiziamo e ci difendiamo insieme.
Il prossimo vertice di Amburgo è simbolico e pratico per gran parte di quello che rifiutiamo radicalmente in tutta la sua forma. Le maschere di carattere sono intercambiabili, ma sono reali. Con le azioni pianificate a Amburgo vogliamo rendere assolutamente chiaro che noi combattiamo la loro politica di guerra, il terrore e lo sfruttamento! Stiamo cercando per la pausa simbolica e pratica con l’ordine stabilito – insieme a molti attivisti all’interno di tutta l’Europa. Noi vogliamo turbare lo svolgimento regolare del vertice e bloccarlo. Vogliamo essere versatili, in massa e imprevedibile, contro questo vertice. E ‘già chiaro che useranno, per difendere i loro spettacolo, migliaia di militari, la polizia e le varie agenzie di intelligenza. Con la arroganza del suo potere, il tutto si terrà nel centro della città e nel quartiere di St.Pauli, ad un passo dal centro sociale ‘’Rote Flora’’ e molti altri centri. La gente deve solo uscire dalle loro case, per entrare nell’azione di radio. La sinistra radicale di Amburgo ha combattuto contro uno sviluppo urbano capitalista e per un “diritto alla città”, ormai da più di 15 anni. Le nostre lotte politiche risalgono non solo alla accovacciata degli anni ’70, la lotta alla Hafenstrasse a St. Pauli e il Rote Flora. Abbiamo legato queste lotte contro la precarietà dei nostri posti di lavoro e contro gli affitti in aumento, per la libertà di luoghi liberi, come Bambule, con il movimento dei rifugiati Lampedusa ad Amburgo o contro completo aree a rischio di contro-insurrezione. Questa è stata la nostra esperienza, è viva e si farà riferimento a esso. E sappiamo che acquisiremo l’area urbana e l’incontro. La repressione non ci impedirà, perchè siamo in tanti e siamo imprevedibili. Non gli daremo tranquilità.
Questo è un invito ai nostri compagni e amici vicini e lontani: Venite ai primi di luglio 2017 alle proteste contro il vertice del G20! La sinistra radicale ha sfidato i governanti in molte battaglie: restiamo diversi, solidarici e imprevedibili. I nostri centri sociali, in particolare nei pressi della sede del vertice, saranno punti di partenza per il nostro scambio e per la formazione di resistenza. In contrasto con l’opposizione borghese, non proporremo ai governanti alternative, per mantenere in vita il loro sistema capitalista. Siamo solidali con tutte le forze di emancipazione, che scendono in strada contro il vertice di Amburgo. E ci sarà da determinare, quali forme di azione sono politicamente appropriato e impiegabili per noi.
Days of Action – 6/7/8 luglio 2017
* DIMOSTRAZIONE DEI ANTIKAPITALISTICI INTERNATIONALI DELLA SINISTRA RADICALE AL GIOVEDI, 6 LUGLIO, 2017
* AZIONE DINAMICA IN AMBURGO: MILITARISMO, MIGRAZIONE, SFRUTTAMENTO, RESISTENZA URBANA E ALTRI ARGOMENTI
* FORMAZIONE DI RESISTENZA , BLOCCO ANTICAPITALISTICO ALLA GRANDE DIMOSTRAZIONE AL SABATO 8 LUGLIO 2017
* E SOPRATUTTO RESISTENZA NEL PERIODO DEL VERTICE!
Vertice G20 – BLOCCARE – SABOTARE – SMANTELLARE